Ipocondria

ARGANTE; Non c'è da meravigliarsi se in questo mese sto meno bene del mese scorso. Lo dirò al dottor La Squacquera, perché rimetta le cose in ordine. [...]

ANTONIETTA: Siete davvero malato, voi?

ARGANTE: Come, sciagurata, mi chiedi se sono malato? Se sono malato io, o spudorata?

ANTONIETTA Va bene! siete malato, Signore, non parliamone più; d'accordo, siete malatissimo, anzi molto più malato di quel che pensate; questo è un fatto. [...]

BERALDO: Il mio parere, fratello, è questo: non conosco una persona che sia meno malata di voi, e non saprei quale complessione augurarmi che sia migliore della vostra. La miglior prova che state bene e che avete un organismo perfetto è che con tutte le cure che avete fatto non siete ancora riuscito a rovinarvi la salute e non siete crepato dopo tutte le medicine che vi hanno fatto prendere
.

Molière, Il malato immaginario, 1673

Il personaggio di Argante creato da Molière, in termini moderni, sarebbe definito certamente come ipocondriaco. Questo perché l'autore è riuscito a dare forma alla convinzione di essere malati e al ricorso a continue e dispendiose cure che costituiscono il fulcro dell'ipocondria.

Infatti ben più recentemente rispetto alla commedia francese, l'Associazione Americana degli Psichiatri ha descritto l'ipocondria nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali* come segue:
  1. La preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, una malattia grave, basate sulla erronea interpretazione di sintomi somatici da parte del soggetto.
  2. La preoccupazione persiste nonostante la valutazione e la rassicurazione medica appropriate.
  3. La convinzione di cui al Criterio A non risulta di intensità delirante (come nel Disturbo Delirante, Tipo Somatico) e non è limitata a una preoccupazione circoscritta all'aspetto fisico (come nel Disturbo di Dismorfismo Corporeo).
  4. La preoccupazione causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti.
  5. La durata dell'alterazione è di almeno 6 mesi.
  6. La preoccupazione non è meglio attribuibile a Disturbo d'Ansia Generalizzato, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbo di Panico, Episodio Depressivo Maggiore, Ansia di Separazione, o un altro Disturbo Somatoforme.
Può presentarsi:
  • Con Scarso Insight: se, per la maggior parte del tempo durante l'episodio in atto, la persona non è in grado di riconoscere che la preoccupazione di avere una malattia grave è eccessiva o irragionevole.
*American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.

Al fine di comporre un ritratto estensivo e una concettualizzazione moderna del disturbo, Abramowitz, Schwartz & Whiteside (2002) si sono adoperati in una disamina dell'ipocondria e nella composizione di una visione d'insieme degli aspetti maggiormente rappresentativi della stessa. In questo quadro spicca, quale componente principale, la preoccupazione relativa alla convinzione di avere o di star sviluppando una malattia grave. Tale apprensione può essere basata su sintomi incentrati su funzioni corporee (come il battito cardiaco, la sudorazione o la peristalsi), su anomalie fisiche minori (una piccola infiammazione o una tosse occasionale) oppure su sensazioni fisiche vaghe e ambigue (avere il "cuore stanco" o le "vene doloranti"). La persona ipocondriaca spiega a se stessa la presenza di questi segni e sintomi attribuendoli alla malattia sospettata e, di conseguenza, risulta preoccupata per il significato, l'autenticità e l'origine degli stessi. In altri casi, la preoccupazione può essere circoscritta e incentrata su uno specifico organo o su un particolare disturbo (ad esempio, la paura di avere il cancro).

Nella maggior parte dei pazienti, questa convinzione è invalidante e persiste nonostante appropriati esami e rassicurazioni sul fatto di godere di buona salute. Infatti sono molti i medici generici e specialisti che conoscono individui ipocondriaci, poiché questi sono spesso riluttanti a considerare i propri problemi in termini diversi da quello meramente fisico e si rivolgono esclusivamente a queste figure professionali, piuttosto che a psicologi o psichiatri. Di conseguenza, costoro effettuano molte telefonate o visite al medico curante per chiedere comprensione dei segni e dei sintomi minori (o non percettibili). Queste frequenti domande e i tentativi di cercare rassicurazione sul proprio stato di salute pongono importanti problemi di gestione a livello pratico e interpersonale nel rapporto medico-paziente. Infatti non raramente questa relazione terapeutica si conclude con la semplice (per i medici) ma denigratoria (per il paziente) dismissione dei problemi riportati perché intesi come una scelta deliberata o come un disturbo di personalità del paziente. Inoltre, il continuo interpellare il dottore porta anche a uno sperpero di preziose risorse mediche, all'amplificazione dei costi e alla esposizione di pazienti verosimilmente sani a rischi iatrogeni, cioè a interventi medici o chirurgici. Insomma, l'ipocondria rappresenta un problema in termini di costi di salute pubblica in molte aree della pratica medica (Kellner, 1985; Katon, Ries, & Kleinman, 1984; Mayou, 1976). A causa della incertezza della diagnosi e della riluttanza dei pazienti a fare accertamenti nell'ambito della salute mentale, la prevalenza dell'ipocondria è ampiamente sconosciuta. Le stime di prevalenza nel corso della vita variano ampiamente, da 0.8% a 8.5%, a seconda dei contesti (Faravelli et al., 1997; Barsky et al., 1990), risultando una realtà tutt'altro che marginale.

Quando i costi funzionali e finanziari (per pazienti e medici) si aggiungono alla riluttanza dei pazienti a considerare il problema come un disturbo emotivo, ci si rende conto dell'importanza del riconoscimento tempestivo e della comprensione appropriata del problema. E' probabile che un medico ben informato sappia gestire con successo questi casi, suggerisca al paziente l'origine psicologica del suo disturbo e faciliti un rinvio ai servizi appropriati, riducendo così l'elevato onere economico e interpersonale summenzionato.

Come si crea il circolo vizioso tra sintomi percepiti e accertamenti medici che non rassicurano il paziente?
Il perno attorno al quale l'ipocondriaco gira a vuoto è la tendenza, relativamente duratura, a percepire erroneamente stati corporei innocui come prova di una malattia fisica grave (Warwick & Salkovskis, 1990; Beck, Emery, & Greenberg, 1985). Le assunzioni generali sulla salute possono avere una varietà di fondamenti, incluse quelle ottenute dai mass-media o da esperienze personali spiacevoli con la malattia. Le assunzioni che producono ansia intensa sono quelle estreme, ad esempio il ritenere che godere di buona salute voglia dire non avere sintomi e che questi siano equivalenti della malattia (Barsky et al., 1993). Mentre l'intento di comprendere i sintomi riportati è volto a ottenere chiarezza e un intervento medico appropriato, l'attribuzione automatica dei sintomi a una malattia mortale porta invece a eccessiva paura, monitoraggio continuo dei sintomi e urgenza di cercare consulti medici. Allo stesso modo, l'ipocondria può essere alimentata da credenze relative alla percezione della propria debolezza e vulnerabilità a particolari malattie, anche su base di esperienze in famiglia. I sintomi ipocondriaci spesso emergono in conseguenza alla guarigione da una malattia grave, alla diagnosi di una malattia fatta a un proprio caro o alla morte di un amico o parente stretto (Barsky & Klerman, 1983).

Un altro aspetto individuato che contribuisce a spiegare lo sviluppo dell'ipocondria è che alcune persone hanno una soglia del dolore più bassa ereditata geneticamente e sono ipersensibili e consapevoli delle sensazioni interne che la maggior parte delle persone non notano (Barsky, Wyshak, & Klerman, 1990). L'amplificazione delle sensazioni derivanti dal corpo può infatti funzionare come un meccanismo patogenico nell'ipocondria (Barsky, 1992). Essa consta di 3 elementi: 1) l'ipervigilanza verso il corpo, che include l'incremento dell'attenzione diretta alle sensazioni spiacevoli; 2) la tendenza a focalizzarsi su certe sensazioni relativamente deboli o infrequenti; e 3) la tendenza a valutare le sensazioni somatiche e viscerali come anomale, patologiche e sintomatiche del disturbo (Barsky, 1992; Barsky et al., 1988). Questa netta percezione corporea può facilitare il senso di estraneità delle sensazioni, che vengono spiegate come sintomi e prove di chissà quale disturbo organico. Ad essere amplificate sono le sensazioni fisiologiche normali (come la peristalsi e la stanchezza), i correlati somatici delle emozioni, i sintomi irrilevanti di disturbi benigni (come un mal di testa o un crampo), come pure i sintomi di gravi disturbi medici. Perciò, l'amplificazione comprende un ampio range di stimoli somatici e di stati corporei e non è limitata a quelle sensazioni che sono sintomatiche di un disturbo specifico a cui ricondurle. Tale stile di amplificazione delle sensazioni corporee comporta marcato disagio e compromissione del proprio funzionamento (Barsky & Wyshak, 1990).

Barsky et al. (1993) hanno riscontrato che la tendenza all'amplificazione somato-sensoriale predice i sintomi ipocondriaci, cioè ci sono motivi di ipotizzare che questa sia implicata nello sviluppo dell'ipocondria. Anche i sintomi ipocondriaci predicono ed alimentano l'ipocondria, inducendo nei soggetti apprensione e concentrazione su di essi. Si ipotizza che l'ipocondria (Abramowitz, Schwartz, & Whiteside, 2002) si sviluppi quando i segni e i sintomi fisici percepiti sono erroneamente interpretati come indicatori di una grave malattia e inducono alla ricerca di eccessiva rassicurazione sullo stato di salute. Questo, in relazione all'instaurarsi di tale circolo vizioso, spiega la stabilità temporale dei sintomi. Infatti, nella stessa ricerca, si è mostrato che i pazienti, dopo due anni dall'esordio del disturbo ipocondriaco, mostrano un incremento significativo dei sintomi correlati, delle somatizzazioni e dei problemi di matrice psicologica, oltre che dell'amplificazione sensoriale, della disabilità nel funzionamento e dell'utilizzo di cure mediche.

Come mai il fenomeno ipocondriaco permane nel tempo?
Sono stati individuati fattori di tipo fisiologico e psicologico che mantengono in vita il disturbo (Abramowitz, Schwartz, & Whiteside, 2002).

Fattori fisiologici:

I processi di mantenimento più salienti sono relativi ai correlati fisiologici dell'ansia e dello stress. L'ansia invariabilmente porta a una attivazione del Sistema Nervoso Autonomo come parte della reazione normale del corpo allo stress. Questa attivazione autonomica serve a proteggere l'organismo dal pericolo e lo prepara all'azione immediata (attacco o fuga). Quando il pericolo è percepito o anticipato, l'adrenalina e la noradrenalina sono rilasciate dalle ghiandole surrenali, producendo effetti fisiologici notevoli.

La maggior parte delle persone riconosce l'aumento del battito cardiaco come parte dell'attivazione del sistema vegetativo, ma gli altri effetti cardiovascolari sono meno noti. Questi includono l'aumento del flusso sanguigno ai gruppi dei muscoli larghi (per prepararsi all'azione) e il flusso ridotto alla pelle, alle dita (per proteggersi dalla perdita di sangue). L'attivazione del sistema autonomo produce anche l'iperventilazione per via dell'aumento del flusso di ossigeno ai tessuti muscolari. Altri effetti prodotti dalla risposta di attacco o fuga includono l'aumento della sudorazione, la bocca secca, la dilatazione delle pupille (che causa visione offuscata o a puntini) e il rallentamento delle funzioni digestive (che spesso producono sensazioni di nausea o costipazione). Infine, la tensione muscolare associata può comportare dolori, tremori e senso di stanchezza generale. Sebbene questi sintomi non sono pericolosi, possono accadere inaspettatamente ed essere spiacevoli. Non sorprendentemente, gli individui con ipocondria spesso mal interpretano tali sintomi come indicatori della presenza di una grave malattia (Warwick & Salkovskis, 1990). Perciò nel momento in cui aumenta l'ansia o lo stress, molti dei sintomi "minacciosi" sembrano apparire. Il risultato è l'accrescimento dell'ansia, l'aumento dei correlati fisiologici della stessa tramite la risposta del Sistema Nervoso Autonomo e una spirale crescente, che rende la valutazione medica una necessità alquanto impellente.

Fattori psicologici:

E' riscontrata un'attenzione selettiva verso le informazioni che possono confermare la presenza della malattia temuta (un mal di testa equivale a un tumore al cervello) e la tendenza a ignorare quei dati che suggeriscono lo stato di buona salute (durata breve, risponde all'aspirina, nessun altro sintomo o sembra simile ai mal di testa precedenti). Perciò, per gli ipocondriaci, l'evidenza, qualsiasi essa sia, della malattia rafforza la credenza di essere malati, laddove l'informazione che la smentisce è sottovalutata e ritenuta inadeguata. Questo spiega l'urgenza di cercare secondi consulti quando i medici concludono che nessun segno di malattia sia presente.

Un secondo fattore psicologico di mantenimento dell'ipocondria è la vigilanza sul corpo, che è definita come la tendenza a spendere eccessiva attenzione e a monitorare anche piccole perturbazioni e fluttuazioni che accadono normalmente dentro il corpo umano (Schmidt, Lerew, & Trakowski, 1997). Se i pazienti sono preoccupati per la presenza dei sintomi corporei minacciosi, naturalmente si terranno strettamente sotto controllo per individuare ogni segno. L'attenzione eccessiva potrebbe essere diretta a cambiamenti corporei normali precedentemente non notati (ad esempio, la distensione gastrica dopo l'alimentazione), portando alla scoperta di "nuovi", pericolosi, sintomi.

Un altro errore che funge da fattore di mantenimento nell'ipocondria è l'intolleranza dell'incertezza. La ricerca su pazienti con problemi di ansia suggerisce che per questi individui ogni cosa che non è completamente certa evoca estrema ansia, specialmente se l'incertezza coinvolge questioni percepite come importanti (Freeston et al., 1994).

Per via di questa preponderante componente ansiosa, riscontrata sia come vissuto emotivo che come correlato fisiologico, è stato proposto, in vista della nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, prevista per Maggio 2013, di considerare l'ipocondria come una manifestazione estrema dell'ansia eccessiva e persistente, focalizzata su una minaccia percepita alla salute (Barsky et al., 2001; Wells & Hackmann, 1993). Sebbene ci sia un buon riscontro della co-occorrenza della triade costituita dalla convizione di avere un problema, dal malessere associato e dalla ricerca di aiuto medico, si ritiene che questi sintomi siano meglio intesi come una forma di ansia che si focalizza su problemi di salute ed è strettamente correlata ad altre forme di disturbi di ansia (Barsky, Wyshak, & Klerman, 2003; Salkovskis & Warwick, 1986). E' stato proposto infatti di rinominare l'ipocondria come "paura della malattia" e posizionarla all'interno dei disturbi di ansia (Noyes et al., 2003), pur mantenendo la propria peculiarità nella formulazione diagnostica e nelle implicazioni nel trattamento (Gureje, Ustun, & Simon, 1997).

Come si delinea il rapporto "tra mente e corpo" nella Ipocondria?

Nel disturbo ipocondriaco compare una netta cesura tra gli aspetti fisici e quelli psicologici, o, meglio, tra gli effetti corporei e quelli emotivi dei vissuti personali. Poichè, l'attenzione e l'interesse di questi soggetti sono diretti esclusivamente alla percezione delle sensazioni corporee, anche le emozioni e gli eventi che le hanno suscitate, vengono vissute nel loro esclusivo correlato fisico. Ne consegue che data la totale estraneità alle cause che producono quelle reazioni fisiologiche, il corpo viene vissuto come un tiranno che all'improvviso crea sensazioni spiacevoli e può ammalarsi. L'esperienza di un corpo percepito come estraneo nelle sue reazioni e disturbante nelle sensazioni, convince la persona a rivolgersi a medici per appurare quale sia il motivo di questa instabilità. E' proprio perchè il paziente sente interiormente questi sintomi anomali che è convinto di essere malato e, quando ciò viene disconfermato dal medico, cerca altri riscontri e non smette di esserne preoccupato. La scarsa consapevolezza della relazione tra cosa accade nella vita e l'effetto che ciò suscita in termini emotivi e fisiologici getta il paziente in una spirale di crescente senso di estraneità e di disagio rispetto alle sensazioni corporee e di preoccupazione verso la presunta malattia. E' proprio la riluttanza dell'ipocondriaco nel considerare il problema in termini psicologici a costituire l'ostacolo principale alla ricerca del trattamento appropriato, di tipo psicoterapeutico (Asmundson et al., 2001), in quanto il suo rivolgersi esclusivamente a medici non gli permette di raggiungere ampia comprensione e remissione della sintomatologia lungamente lamentata.

Perché è necessario intraprendere un percorso psicoterapeutico per curare l'Ipocondria?
La centralità nell'ipocondria degli aspetti psicologici, più che di quelli organici, è ampiamente documentata. Infatti, si è riscontrato che la relazione tra una condizione medica oggettivamente compromessa e l'esperienza soggettiva di essere malati è molto debole. La sintomatologia ipocondriaca e il disagio e la disabilità conseguenti non risultano correlati alla presenza di una reale condizione medica. Dunque la preoccupazione di essere malati non è legata al fatto di avere una qualche malattia già riscontrata, ma alla preoccupazione di avere altri problemi di salute non ancora accertati!

La interconnessione con gli aspetti emotivi è invece ben più forte. Infatti, la depressione e le altre emozioni negative sono strettamente associate a sintomi percepiti nell'intero corpo (Barsky et al., 1988), cioè questa emotività negativa può significativamente incrementare la sensazione di malessere e di essere malati, intesa come una valutazione globale del proprio stato di salute. E' anche stata riscontrata la relazione dell'ansia con i sintomi medici riportati e dimostrato che le lamentele dei sintomi associati all'emotività negativa rappresentano l'esacerbazione della preoccupazione relativa al corpo, piuttosto che i segni di reali disturbi organici (Costa & McCrae, 1985). Infine, i sintomi ipocondriaci spesso emergono durante periodi della vita particolarmente stressanti (Barsky & Klerman, 1983). In questi contesti, la risposta fisiologica allo stress produce sensazioni e sintomi, che la persona percepisce come anomali, e quindi innescano la paura e la convinzione di avere una malattia.

Proprio per la comprovata presenza di fattori psicologici ed emotivi all'origine del disturbo, l'intervento di tipo psicologico e psicoterapeutico risulta l'unico consigliato ed efficace nel trattamento dell'ipocondria. E' solo in questo tipo di percorso che possono essere individuate nella vita del paziente le circostanze che hanno minato il senso di stabilità personale e che hanno scatenato quegli stati emotivi percepiti nel corpo come invalidanti. Il paziente viene così aiutato e incoraggiato a rileggere i sintomi in chiave emotiva, attribuendo ad essi un significato personale in relazione alle situazioni che hanno scatenato quell'esperienza. Attraverso la psicoterapia il paziente impara a comprendere il significato di quelle sensazioni corporee che prima erano estranee e a focalizzarsi non più esclusivamente sul corpo, ma anche sulle emozioni e sui vissuti critici che hanno minato la stabilità e il senso di controllo sulla propria vita (e sul proprio corpo). Questa maggiore comprensione di se stesso e dell'effetto che gli accadimenti gli suscitano fa sì che le criticità e i nodi problematici vengano affrontati con modalità inedite rispetto a quelle precedenti (sottoporsi a visite mediche) e più efficaci, perché incentrate sui fattori scatenanti (gli episodi reali e le reazioni emotive che questi suscitano), piuttosto che sugli stati corporei conseguenti. Appropriandosi di questi vissuti e imparando a gestirli con maggiore consapevolezza di sé e, quindi, con maggiore efficacia, il paziente giunge infine a costruire un nuovo senso di equilibrio e di serenità personale.

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DISTURBI SOMATOFORMI
“tra mente e corpo”
disturbi psicosomatici e del comportamento alimentare
Dott.ssa Giovanna Susca, psicologa e psicoterapeuta
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